

Prete ucraino al fronte, 'supporto i soldati'
Padre Oleksandr mette mimetica, 'guerra finirà con pace giusta'
(di Vincenzo Chiumarulo) Mentre le diplomazie falliscono, tra annunci sui social, telefonate e promesse disattese, in Ucraina i soldati in carne e ossa continuano a morire. Per trovare la forza e il coraggio di affrontare il nemico russo che attacca sempre più forte non bastano le armi, neppure quelle più sofisticate inviate dall'Europa e dall'America. "Serve soprattutto Dio", dice all'ANSA padre Oleksandr Sivchenko, il parroco 53enne della chiesa San Giovanni Evangelista di Kiev, che da quando è scoppiata la guerra ha indossato la mimetica per seguire i soldati al fronte e dare loro "supporto spirituale" come cappellano militare. Nelle truppe, racconta, ci sono varie confessioni, cattolici, ortodossi, musulmani. Ed "è importante riuscire a stare tutti uniti". Si prega spesso, a volte prima di andare in battaglia. "Li conforto e li motivo - dice il cappellano - spiegando loro che Dio è dalla nostra parte perché i buoni siamo noi, siamo noi le vittime. Gli dico che non siete da soli, che andate a combattere con Dio al vostro fianco per proteggere il vostro Paese, per il futuro dei vostri figli". "E' strano dirlo - aggiunge - ma quando la tua famiglia e il tuo paese sono in pericolo, e quando li ami e li vuoi proteggere, questo ti dà così tanta forza che non pensi più neppure che puoi morire. Anche se a me qualche anno fa avessero detto che sarei diventato un cappellano militare non ci avrei mai creduto. Ma da quando è cominciata la guerra sono andato anche io al fronte perché la libertà ha un prezzo alto, costerà tanti morti, ma non possiamo farci nulla". Poi, evidenzia, "anche se un soldato mi morisse tra le braccia, gli direi che hai sacrificato la tua vita sull'altare della nostra Ucraina". Padre Oleksandr non nasconde che la morte di un soldato è sempre un momento "molto difficile, causa di un grande dolore". Come quando hanno perso la vita Pavlo e Victor, due giovani che fin da bambini frequentavano la sua parrocchia. "Dopo aver trasferito i loro cari in zone più sicure - ricorda - hanno preso l'equipaggiamento militare e sono andati a combattere. Purtroppo sono stati uccisi dai russi. E io sono rimasto in contatto con le loro famiglie: le supporto e cerco di confortarle". Padre Oleksandr ci tiene a precisare che, pur assistendo quotidianamente all'orrore della guerra, la sua fede non vacilla. "Faccio il prete da 28 anni e per una persona religiosa come me è molto difficile mettere in dubbio quello in cui si crede. Piuttosto che alla morte, dobbiamo pensare che è importante quello che facciamo quando siamo in vita". "Questa guerra - conclude - finirà solo con una pace giusta per l'Ucraina e con la sconfitta del male. E dobbiamo pregare Dio perché ci aiuti a raggiungere questo obiettivo. Siamo molto grati agli italiani e anche al Papa che ci aiuterà nei negoziati per far tornare in Ucraina i bambini che sono rimasti bloccati nei territori occupati dai russi. Queste iniziative sono possibili solo quando c'è dall'altra parte un popolo che comprende la gravità della situazione e offre il proprio aiuto".
K.Costa--IM