Un gene amico del cuore aiuta a ripararlo dopo un infarto
Rigenerate in laboratorio le cellule cardiache danneggiate
Un gene amico del cuore aiuta a ripararlo dopo un infarto: test fatti in laboratorio su cellule umane dimostrano che il gene chiamato Ccna2 può essere riattivato portando così alla rigenerazione dei tessuti cardiaci danneggiati. E' quanto emerge da un lavoro guidato da Hina Chaudhry, della Scuola Icahn di medicina del Monte Sinai a New York. Il lavoro, pubblicato Npj Regenerative Medicine, apre a nuove possibile terapie per riparare lesioni cardiache. I nuovi risultati seguono i primi traguardi ottenuti dallo stesso gruppo di ricerca nel 2014 sulla rigenerazione cellulare dei tessuti cardiaci dei maiali: "ora abbiamo fatto progredire il campo dimostrando che anche le cellule cardiache umane adulte di mezza età, a lungo ritenute incapaci di dividersi, possono essere indotte a produrre nuove cellule funzionali", ha detto Chaudhry. La ricerca si è concentrata su uno specifico gene detto Ccna2 che è noto per avere un ruolo chiave nella divisione cellulare dei cardiomiociti, le cellule che costituiscono il muscolo cardiaco, durante lo sviluppo all'interno dell'utero ma che poi si disattiva spontaneamente alla nascita. Obiettivo dei ricercatori è stato riuscire a riattivare il gene e verificare che potesse portare alla generazione di nuove cellule capaci di sostituire quelle danneggiate in seguito a un inferto o un'insufficienza cardiaca. Per farlo i ricercatori hanno inoculato il gene attivo attraverso un vettore virale in cellule di muscolo cardiaco umano coltivate in vitro e osservato la loro replicazione. "Siamo stati pionieri nell'idea che il cuore potesse essere rigenerato risvegliando i geni dormienti della divisione cellulare, e ora abbiamo reso questa visione un passo più vicina ai pazienti", ha detto Chaudhry. "Il nostro obiettivo - ha proseguito - è fornire una terapia che permetta al cuore di guarire da solo dopo un infarto o in caso di insufficienza cardiaca, riducendo la necessità di trapianti o dispositivi meccanici". Il prossimo passo, spiegano gli autori, sarà ora quello di ottenere l'approvazione dall'agenzia del farmaco americana Fda e avviare gli studi clinici sulla terapia con Ccna2 nei pazienti con malattie cardiache.
H.Gallo--IM