

Tom Hiddleston, Life of Chuck, una magica vita qualunque
Il film di Mike Flanagan dal 18 settembre con Eagle Pictures
(di Lucia Magi) Una città sprofonda nell'oscurità, gli edifici si svuotano, i cellulari perdono campo e internet non funziona. Comincia da qui 'Life of Chuck', il film di Mike Flanagan che Eagle Pictures porta nelle sale italiane dal 18 settembre, dopo il premio del pubblico al Toronto Film Festival del 2024 e la conseguente acquisizione da parte di Neon, la casa di distribuzione indipendente che negli ultimi anni ha trasformato in Oscar 'Parasite' a 'Anora'. Sembra la cronaca angosciante, eppure insolitamente dolce e delicata, della fine del mondo. Invece non è l'universo a spegnersi in questa storia tratta da un racconto di Stephen King, ma la vita di un uomo qualunque: Charles Krantz. Il film ripercorre la sua esistenza in tre atti non cronologici, apparentemente scollegati, con personaggi e ambientazioni distinte. "Tre affioramenti di quella moltitudine che ognuno di noi ha dentro", ha spiegato Flanagan in conferenza stampa per i critici a Los Angeles. "È la prima volta che non costruisco il mio film su fantasmi o mostri, ma sulla vita stessa, con le sue perdite e i suoi lampi di felicità. È la più grande delle storie", ha sorriso il maestro dell'horror psicologico, autore per Netflix di serie di successo come 'The Haunting of Hill House', 'Doctor Sleep' e 'La caduta di Casa Usher'. "Steve (King) dice che quando una persona muore, è come se bruciasse una biblioteca. È un'idea potentissima. Dentro ciascuno di noi c'è un universo fatto di ricordi, esperienze, connessioni. 'Life of Chuck' per me è questo: un racconto di catastrofi e, al tempo stesso, il ritratto intimo di un uomo. Tra i due poli, l'apocalisse e la tenerezza, bisogna trovare l'equilibrio". Chuck è interpretato da Tom Hiddleston, il dio Loki della serie Marvel, che qui dà corpo a un comune. "Mi ha colpito la struttura del racconto, il modo in cui King lo ha scritto al contrario, dalla fine all'inizio. Interpretare un uomo in dissolvenza, che però riscopre i dettagli più umani della sua esistenza, è stata una delle esperienze più commoventi della mia carriera", racconta l'attore britannico, classe 1981. Le riprese sono state tanto brevi quanto intense: "Avevo solo cinque giorni sul set. Nell'85-87% delle scene devo ballare, quindi dal lunedì al giovedì ho consumato le scarpe sull'asfalto dell'Alabama, tra un passo e l'altro, tra una ripetizione e l'altra. Il venerdì è stata una passeggiata in confronto". Si riferisce alla scena più lunga e memorabile: Chuck, in viaggio di lavoro, posa la ventiquattrore sul marciapiede e comincia a ballare seguendo il ritmo di una batterista di strada. Attorno a lui si forma un capannello di curiosi e una sconosciuta, interpretata da Annalise Basso, trova il coraggio di affiancarlo. "Non so se in quel momento Chuck sappia che la sua vita da lì a pochi mesi sarebbe finita - riflette Hiddleston - ma io lo sapevo. Per questo la scena fa sorridere, riempie di dolcezza, ma ha anche un che di nostalgico. In quei piccoli istanti, apparentemente insignificanti, si concentra la magia dell'esistenza. Sono le stelle che brillano più forte nei nostri ricordi". "Quando lessi la sceneggiatura - continua - mi colpì questa consapevolezza: nessuno di noi sa qual è l'ultimo giorno della propria vita. Viviamo in quell'incertezza, facciamo del nostro meglio. C'è un detto attribuito a Voltaire: abbiamo due vite, la seconda inizia quando capiamo di averne una sola. 'Life of Chuck' parla proprio di questo, ma non è una storia sulla paura della morte, quanto sulla gratitudine per la vita. E se anche un solo spettatore uscirà dalla sala guardando con occhi diversi i piccoli momenti della sua giornata, allora avremo fatto qualcosa di importante".
L.Marino--IM