Il Messaggiere - Haggis, "Capri modello, tra sale e link è il futuro dei festival"

Haggis, "Capri modello, tra sale e link è il futuro dei festival"
Haggis, "Capri modello, tra sale e link è il futuro dei festival"

Haggis, "Capri modello, tra sale e link è il futuro dei festival"

Duemila iscrizioni al contest, il premio Oscar: "Qui arte e industria"

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"Il futuro dei festival non è una scelta tra sale e link. Il cinema ha ancora bisogno di uno schermo e di un pubblico nel buio. Per l'industria che lo sostiene occorre diffusione e accessibilità. Festival come Capri, Hollywood che comprendono entrambe le esigenze, si stanno adattando, mentre il mondo va avanti". Paul Haggis, sceneggiatore e regista premio Oscar per Crash - Contatto fisico e candidato all'Oscar per Million Dollar Baby e Letters from Iwo Jima, interviene sul tema della trasformazione dei festival e sull'esplosione del cinema digitale, fenomeno confermato dalle quasi 2.000 iscrizioni al Capri Digital Contest, con opere provenienti da tutto il mondo attraverso la piattaforma FilmFreeway.com. "Un tempo i festival cinematografici erano definiti da un luogo. Una sala buia, un silenzio condiviso, una risposta collettiva percepibile nell'immediato. Si capiva se un film funzionava non dai dati, ma dai corpi seduti in sala, dagli applausi concessi o trattenuti. Quella definizione è cambiata. Oggi i festival sono più che mai piattaforme di submission, link di visione e concorsi digitali. Il dibattito intorno a questa trasformazione viene spesso impostato come una scelta morale: difendere la purezza della sala o abbracciare la scala dell'online. Credo che sia una falsa dicotomia, che ignora il nuovo paradigma. La vera domanda è se i festival siano disposti a fare il lavoro più difficile: essere entrambe le cose". Per il celebre autore uno dei migliori esempi di questo approccio è proprio Capri-Hollywood "che in modo piuttosto straordinario è arrivato alla sua 30ª edizione sotto la guida del fondatore Pascal Vicedomini". La sua particolarità, sostiene, è abbracciare il cinema sia come forma d'arte sia come industria globale. Per Haggis "è ridicolo suggerire che guardare un film da soli su un laptop sia la stessa cosa che viverlo in una sala con degli sconosciuti. Le proiezioni in sala continuano a creare conseguenze. Fissano un film nel tempo e nella memoria. I concorsi digitali vengono spesso fraintesi. Sono trattati come secondari, come una sorta di premio di consolazione. In realtà, se curati correttamente, funzionano come un sistema radar. Anche se sempre più film vanno direttamente in televisione, la cultura cinematografica italiana rimane profondamente teatrale. Il mercato globale, invece, è sempre più digitale. Un festival che si colloca tra questi due mondi traduce in entrambe le direzioni".

E.Colombo--IM