Aldo, Giovanni e Giacomo, 'il nostro docu-panettone'
In sala dal 4 dicembre con 'Attitudini: Nessuna' di Chiariello
Potete chiamarlo "docupanettone". Viene a Giacomo Poretti, componente con Aldo Baglio e Giovanni Storti di Aldo, Giovanni e Giacomo, la definizione perfetta per Attitudini: Nessuna il documentario della vincitrice del David di Donatello Sophie Chiariello (ex assistente alla regia in alcuni dei loro film) nel quale il trio di maestri della comicità si racconta, in un percorso trascinante di ricordi, aneddoti e incontri. Un flusso punteggiato dall'arte di 'Ag&g' attraverso gli anni, con commedie, spettacoli, gag e personaggi iconici, dai bulgari a Tafazzi, in arrivo nelle sale in 400 copie, il 4 dicembre distribuito da Medusa. Il titolo 'Attitudini: Nessuna' viene dal giudizio spietato (e ampiamente smentito dai fatti) espresso da una maestra in una pagella su Aldo Baglio scolaro. "Il film nasce dal desiderio, di rivelare chi fossero Aldo Giovanni e Giacomo da bambini e parlare anche dei loro sogni. La cosa eccezionale della loro storia, è che è totalmente inaspettata". C'è "un rapporto di lavoro, amicizia, affetto e stima che ci lega, io mi sono formata sui loro film". Così nel racconto (prodotto da Agidi Due in associazione con Medusa Film, Indigo Film e Driadi, in collaborazione con Prime),vediamo i tre tornare ai luoghi della loro infanzia, nella Milano popolare, tra l'oratorio e la scoperta del mettersi in scena; nelle scuole di teatro dove ha preso forma la loro comicità fisica e surreale, gli inizi tra Derby e Zelig, il grande successo prima televisivo e poi cinematografico. Un dialogo a cui partecipano fra gli altri, maestri, amici e colleghi, come Ida Kuniaki e Marina Spreafico, Paolo Rossi, Marina Massironi, la regista Paola Galassi, la Gialappa's band, Gino & Michele, Arturo Brachetti. "E' stato un viaggio anche per noi nel passato, ci ha fatto rincontrare persone che non vedevamo da tanto tempo. E' scaturita un po' di nostalgia e ci ha fatto capire che la memoria è veramente personale. Ognuno si ricorda gli eventi in modo diverso" osserva Storti. "Io non lo volevo fare questo documentario - dice sorridendo Poretti -. Ero legato a una vecchia concezione, che i documentari si fanno solo quando uno se n'è andato, ma Sophie non ci ha mollato e sono venute fuori cose interessanti". Baglio non perde l'occasione per la battuta "per quello l'abbiamo fatto il film, pensando che Giacomo è lì lì… In realtà per me è stato importante, perché sono molto frammentato, è come se avessi vissuto tante vite. Questo è come un album delle fotografie. Lo guardo e mi stupisco di come siamo arrivati". Non si tralasciano neanche i momenti più complessi, come l'insuccesso di Via da Reuma Park nel 2016: "E' stato un momento di crisi che ci ha aiutato a allargare gli orizzonti, a riscoprire la nostra individualità - osserva Baglio -. C'è sempre la voglia di stare insieme ma anche quella di portare avanti percorsi personali". Comunque " come diciamo nel film, quando ci ritroviamo da tre clown, diventiamo un clown solo".
L.Bernardi--IM
